mercoledì 27 marzo 2013
martedì 5 marzo 2013
“Tutto
sta nella curiosità che ci metti quando apri gli occhi e quando li
richiudi.
Anche
se non sei buono di carattere, se ti porti dietro i misfatti
originali, i tuoi disastri o le tue colpe. Se hai le orecchie hai
comunque una consegna, una specie di lasciapassare.
Non
dico proprio una ragione, ma almeno una scusa, per stare al mondo”
(Valentina
Diana, sceneggiatrice di RadiciRadicali
)
La
sera del 3 maggio al Cafè des Arts, durante la performance
interdisciplinare organizzata dal gruppo di improvvisazione
Mediterraneo Radicale, un considerevole numero di operatori video e
fonici trasformerà il locale nel set di un film documentario, che
nasce con l'intenzione di rappresentare il rapporto tra la musica e
le arti in genere e l'ambiente in cui trovano spazio per la propria
manifestazione.
Le
videocamere saranno dunque puntate sia sugli artisti che sul pubblico
e gli avventori del Cafè des Arts.
Coerentemente
con le caratteristiche dell'improvvisazione radicale-e anche con la
condizione di crisi in cui versa la produzione degli audiovisivi, che
rende difficile la realizzazione di progetti strutturati- le riprese
del film saranno realizzate interamente nel corso della serata,
seguendo un canovaccio che ne definisce le forme e i temi generali ,
restando però aperto ad ogni tipo di variazione.
Il
montaggio e la post produzione si occuperanno poi di fondere insieme,
per assonanza, per contrasto o per contrappunto, la musica e le voci
delle conversazioni e interviste registrate tra persone presenti nel
locale, le immagine dei musicisti e dei performers con quelle dei
volti e dei gesti degli avventori.
Si
tratta quindi, a rigore di termini, di un action-movie, nel senso in
cui puoi dire action painting, in cui la musica, la performaces, gli
stessi operatori e autori del film, il pubblico, gli avventori e i
gestori del locale daranno vita a. Un fantasma. Che, come in una
seduta spiritica di inizio secolo, il film catturerà, con la volontà
e il desiderio di proporre l'arte e il momento creativo come
catalizzatore della realtà umana circostante, nelle sue
contraddizioni, elementi di crisi, nei suoi limiti e nella sua
bellezza. Un riflesso di fantasma allo specchio. Un Koan. Ecco qua.
A
Marsiglia forse c'è ancora il bar dove, nel cesso, sopra un
lavandino lercio. stava un vecchio chiodo conficcato nel suo muro, a
svolgere il compito più inutile per un chiodo.
Appena
sotto di lui campeggiava una forma vuota di un rettangolo alcuni toni
più chiaro rispetto al resto della parete. Al centro di quel vuoto
era scritto : “une fois, ici il'y avait un mirroir”
Stava
lì, posso testimoniare di averlo visto coi miei occhi, ciò che non
sta da nessuna parte e che, purtuttavia, esiste.
(Dario
Martinez, regista di RadiciRadicali)
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