martedì 5 marzo 2013


Tutto sta nella curiosità che ci metti quando apri gli occhi e quando li richiudi.
Anche se non sei buono di carattere, se ti porti dietro i misfatti originali, i tuoi disastri o le tue colpe. Se hai le orecchie hai comunque una consegna, una specie di lasciapassare.
Non dico proprio una ragione, ma almeno una scusa, per stare al mondo”
(Valentina Diana, sceneggiatrice di RadiciRadicali )


La sera del 3 maggio al Cafè des Arts, durante la performance interdisciplinare organizzata dal gruppo di improvvisazione Mediterraneo Radicale, un considerevole numero di operatori video e fonici trasformerà il locale nel set di un film documentario, che nasce con l'intenzione di rappresentare il rapporto tra la musica e le arti in genere e l'ambiente in cui trovano spazio per la propria manifestazione.
Le videocamere saranno dunque puntate sia sugli artisti che sul pubblico e gli avventori del Cafè des Arts.
Coerentemente con le caratteristiche dell'improvvisazione radicale-e anche con la condizione di crisi in cui versa la produzione degli audiovisivi, che rende difficile la realizzazione di progetti strutturati- le riprese del film saranno realizzate interamente nel corso della serata, seguendo un canovaccio che ne definisce le forme e i temi generali , restando però aperto ad ogni tipo di variazione.
Il montaggio e la post produzione si occuperanno poi di fondere insieme, per assonanza, per contrasto o per contrappunto, la musica e le voci delle conversazioni e interviste registrate tra persone presenti nel locale, le immagine dei musicisti e dei performers con quelle dei volti e dei gesti degli avventori.
Si tratta quindi, a rigore di termini, di un action-movie, nel senso in cui puoi dire action painting, in cui la musica, la performaces, gli stessi operatori e autori del film, il pubblico, gli avventori e i gestori del locale daranno vita a. Un fantasma. Che, come in una seduta spiritica di inizio secolo, il film catturerà, con la volontà e il desiderio di proporre l'arte e il momento creativo come catalizzatore della realtà umana circostante, nelle sue contraddizioni, elementi di crisi, nei suoi limiti e nella sua bellezza. Un riflesso di fantasma allo specchio. Un Koan. Ecco qua.
A Marsiglia forse c'è ancora il bar dove, nel cesso, sopra un lavandino lercio. stava un vecchio chiodo conficcato nel suo muro, a svolgere il compito più inutile per un chiodo.
Appena sotto di lui campeggiava una forma vuota di un rettangolo alcuni toni più chiaro rispetto al resto della parete. Al centro di quel vuoto era scritto : “une fois, ici il'y avait un mirroir”
Stava lì, posso testimoniare di averlo visto coi miei occhi, ciò che non sta da nessuna parte e che, purtuttavia, esiste.
(Dario Martinez, regista di RadiciRadicali)